Il Carisma.
È un dono di Dio, che chiama alcune persone a seguirlo in particolari forme di vita, a leggere con gli occhi della Fede i segni dei tempi e a rispondere con creatività alle necessità della Chiesa e del mondo. Si dice che chi lo riceve ne sia trasformato al punto da diventare affascinante; così è successo ai Santi.
È certo che quanto si vive nella Scuola ha ripercussioni importantissime sui singoli e sulla società. Per questo motivo, nel presentare gli ideali educativi e le attività che si svolgono nel nostro Istituto, desideriamo rassicurare che ogni docente, consacrato o laico, si avvicina agli alunni e ai genitori con grande rispetto, ne considera la dignità, tiene conto delle ricchezze e delle eventuali problematiche ed è pronto al dialogo. Ma la nostra Scuola non esisterebbe come è oggi, se quasi tre secoli fa il Signore non avesse donato a due sante persone, ricche di fascino, il carisma dell’educazione, rivolto in particolare alle fanciulle, alle ragazze, alle donne e, insieme a loro e di conseguenza, ai mariti e ai padri: alla famiglia.
LA MISSIONE: Marco Antonio Barbarigo e Lucia Filippini
È quasi inutile voler distinguere il dono particolare di ciascuno dei due, perché Lucia ha accolto e continuato con mano e cuore femminile quanto compreso e vissuto dal Barbarigo e l’opera di entrambi è il testamento che ci hanno lasciato.
Il cardinale Barbarigo (Venezia 1640, Montefiascone 1706), arriva come vescovo delle diocesi di Montefiascone e Corneto, l’odierna Tarquinia, nel 1686. Oltre ad essere un uomo di Dio e di grande carità, è molto intelligente e possiede una dote quasi rara: sa “vedere”; coglie subito i particolari delle situazioni, ne trova le cause e agisce di conseguenza.
Il nostro territorio gli si presenta povero non solo dal punto di vista materiale. Manca la cultura, che mina alla radice la dignità delle persone:
vede i poveri contadini analfabeti che, quando vanno a comperare il sale per la famiglia, sono ingannati sul prezzo perché non possono controllare quanto è scritto nei libroni dei commercianti, e pagano più del dovuto;
si accorge che i malati dell’ospedale ricevono carne di scarto. Apre una propria macelleria e paga con i suoi soldi carne buona “di castrato”;
i bambini piccoli e le sorelle poco più grandi rimangono soli a casa, mentre i genitori trascorrono le giornate in campagna;
ragazze pronte per il matrimonio non hanno possibilità di prepararsi il corredo; frequenti sono i litigi nelle case, molta l’ignoranza religiosa…
È il 1690 e ha appena terminato la costruzione del seminario, aperto ai futuri sacerdoti e ai laici, i Giovani. La preparazione per tutti è così accurata che i Papi vi manderanno seminaristi anche dall’Irlanda, per avviarli alla vita in Missione.
1692: apre la prima scuola per le Fanciulle e le Ragazze del popolo, future spose e madri. Si serve inizialmente dell’opera di Rosa Venerini che ha aperto una sua scuola a Viterbo; ma quando ella torna nella propria città, si rivolge a Lucia Filippini.
Nata a Tarquinia nel 1672, rimasta presto orfana dei genitori, dal Cardinale è condotta a Montefiascone per studiare e formarsi nel Monastero di S. Chiara, oggi Istituto del Divino Amore.
Insieme a lei e alle Maestre che le si uniranno per la scuola, si rinnova la diocesi. Quando il Barbarigo la incontra, le dice: “Lucia, Lucia … andate per tutte le strade e per le piazze e cercate storpi, zoppi e deboli, e fate che questo luogo sia pieno …. Animo, faremo del bene, faremo del bene!”.
Il Cardinale dà alle scuole un regolamento a voce, che poi sarà ripreso e fatto stampare nel 1717 da un suo fedele sacerdote, Alessandro Mazzinelli; tale documento è ancora oggi fondamentale per le Maestre Pie. Egli delinea lo svolgimento delle giornate, oltre alle fanciulle fa accogliere le ragazze e le donne; paga con i propri soldi tutte le spese, a cominciare da quelle del vitto, dell’alloggio e del vestiario per le Maestre.
Le figliole sono accolte in un ambiente sereno. Non per nulla nelle regole del Barbarigo si legge: “Non v’è cosa più conforme a questo istituto che uno spirito di dolcezza e di mansuetudine né cosa più contraria che un temperamento aspro e intrattabile …. Le Maestre insegnino a filare, cucire, far merletti… le cose necessarie al governo domestico… intrattengano le scolare in canzoni spirituali… le abituino a spiegarsi in poche parole e ad esprimersi con modi giusti e naturali”.
Questa Scuola , del Barbarigo e di Lucia, dove si impara a leggere e a scrivere, presenta interessanti caratteristiche se si pensa al tempo in cui ha avuto inizio:
- è gratuita, e a tempo pieno, quasi obbligatoria;
- ha come scopo la formazione integrale della persona, nell’aspetto religioso, culturale e professionale;
- orienta alla vita;
- insegna la Dottrina Cristiana e prepara alla vita liturgica per un adeguato comportamento morale;
- dialoga con la famiglia e invita le madri a partecipare agli esercizi spirituali;
- si rivolge alle fidanzate con specifici corsi di preparazione al matrimonio.
Il Barbarigo condivide le fatiche e le soddisfazioni di Lucia e interviene sempre con la sua generosità; compera migliaia di libbre di canapa perché le ragazze povere possano preparare il loro corredo sotto la direzione delle Maestre e, quando qualche genitore non manda la figlia a scuola per servirsene nei lavori di campagna, si impegna: “Mandate la vostra figliola all’orazione, perché io procurerò di dotarla”. Morirà poverissimo, tanto che non furono trovati soldi sufficienti per un funerale dignitoso. Aveva donato ai poveri, aveva speso per il Seminario e le Scuole, non aveva pensato a se stesso. Lucia seguì in tutto il suo esempio di carità, soprattutto in quella che ci piace ancora chiamare la carità delle scuole.
Catechista e Maestra in mezzo al popolo, Lucia ha fatto del Crocifisso, dell’Eucaristia e della Madonna il segreto della sua vita, fino agli ultimi anni segnati duramente dalla sofferenza. Morirà di una malattia al seno nel 1732. Vicina alla morte, preoccupata per l’avvenire delle Scuole, scriveva alla principessa Artieri: “Alla sua carità si raccomanda questa santa opera e tutte le maestre la supplicano della sua protezione… Temo si possi serrare la scuola. Io però sto preparata a tutto quello che Dio permetterà… Io li raccomando questa grand’opera; so, Eccellenza, quanto bene ci si fa. Se solo Vostra Eccellenza sentisse la Scuola, piangerebbe di tenerezza…”.
Santa Lucia FIlippini
Nata a Corneto il 13 gennaio 1672 da una famiglia nobile da parte della madre, agiata e onesta da parte del padre, è l’ultima di cinque figli; troppo presto orfana, va ad abitare nella casa degli zii materni. Una spiccata intelligenza e un cuore aperto alla preghiera la rendono capace, già verso l’età di dieci anni, di spiegare le verità della fede alle coetanee.
Quando il Barbarigo si reca a Corneto per la visita pastorale nei primi mesi del 1688, la trova catechista in parrocchia, ormai sedicenne; ne percepisce le capacità e la invita a recarsi come educanda a Montefiascone, presso il Monastero del Divino Amore.
Vive intensamente quegli anni di formazione; anima contemplativa, forse pensa di rimanere per sempre nel convento, quando di nuovo la voce del Barbarigo la chiama e le chiede di dedicarsi alle scuole per le fanciulle del popolo. Portata a condividere e a lenire le necessità umane, risponde di sì, anche perché sa che la volontà di Dio passa attraverso gli avvenimenti quotidiani.